
29 Giu Il significato del donare – Quando la realtà non è come ci aspettavamo, possiamo chiedere il rimborso?

Uomo ara i campi scalzo trainato dalle mucche guder regione Oromo Etiopia
Qual è per voi il significato di donare? Io me lo chiedo spesso. Mi piace raccontare di realtà e di gesti solidali perchè non fanno notizia. I mezzi di comunicazione danno spazio quasi interamente a paura, odio e pericoli. Cos’è per te donare? Perchè lo fai? Ora, non mi interessa trovare una risposta. Certe azioni vanno lasciate libere, qualunque sia la motivazione che le scatena. Voglio però fare alcune riflessioni in virtù di esperienze personali, che spero possano tornarvi utili.
L’elemosina e l’effetto boomerang

Gruppo di uomini mangia enjera, il piatto tipico in Etiopia fatto con il cereale teff Fondazione Butterfly onlus scomfort zone africa
A tutti credo sarà capitato almeno una volta di donare qualche spiccio a un mendicante per la strada. Un gesto semplice, veloce, che ci comporta poca fatica, magari ci ripulisce un pò la coscienza che non guasta mai, e crediamo possa far felice un pover uomo. Ma è davvero così? Quel piccolo dono è in grado davvero di aiutare? Dovete sapere che esiste una branca dell’Economia che studia il rapporto tra Economia e Felicità. Alla voce elemosina il risultato è chiaro. E’ stato provato che il fare la carità ha un effetto molto negativo su chi la riceve. L’effetto boomerang sta tutto nel messaggio che passa. In primis è come se comunicassimo che il valore della persona sta tutto in quei pochi centesimi che gli stiamo regalando. Il ricevente si abituerà poi a pensare che non è in grado di fare altro se non chiedere elemosina, evitando qualsiasi altra strada occupazionale. Il mio consiglio non e’ quello di abbandonare di colpo questo tipo di dono, ma di rifletterci bene. Anche quando si va in vacanza con un malloppo di penne da donare ai bambini per strada.
Le aspettative del dono – Si può chiedere il rimborso?

La cerimonia del caffè in Etiopia donne africane Fondazione Butterfly Onlus regione TIgray
Diciamolo dai, il donare è un gesto egoistico! E penso anche che tutto questo egoismo sia bellissimo. Perchè l’ego esiste come esiste l’uomo. Il fatto di convogliare la cura del proprio IO per donare, fare del bene agli altri, trovo sia una forma stupenda di piacersi. Quindi ben venga. Donate (però fatelo sul serio eh!) e condividetelo, gridatelo, affiggetelo ai muri se volete, ma fatelo. Capita però che le persone a cui doniamo, quando c’è possibile sapere chi sono, non si comportino come ci saremmo aspettati. Si rompe inaspettatamente quel pensiero di vedere persone sfinite che grazie al tuo aiuto potranno dare una svolta alla loro vita. Azz, e adesso? Vi racconto una storia.
La bionda che non ringrazia

Una mamma etopia guarda felice il suo bimbo dopo l’inaugurazione di un pozzo d’acqua in Etiopia africa regione del Tigray Fondazione butterfly onlus
Il mio ultimo viaggio in Etiopia è durato circa un mese. I primi dieci giorni passati insieme alla Fondazione Butterfly Onlus ad inaugurare quindici pozzi d’acqua da poco realizzati. Quindici opere che daranno da bere acqua pulita a migliaia di persone. Quindici pozzi realizzati grazie alle donazioni di tante persone. Persone che hanno donato senza conoscere i volti di chi ne avrebbe beneficiato. Persone che hanno donato senza voler ricevere nulla in cambio. Un gesto grandissimo.
Durante le inaugurazioni di questi pozzi partecipava buona parte del villaggio. Anzi, a volte no. A volte capitava che per ringraziare la costruzione di un pozzo che serviva mille persone erano presenti in trenta. Cosa? Ho capito bene? Sicuramente in tanti avranno dovuto lavorare, o fare cose che gli permettessero di sopravvivere. Non potevano fermarsi per un’ora? Capitava poi che alla fine delle inaugurazioni ci fosse un piccolo banchetto. Semplicemente ci veniva offerto un buonissimo caffè, bevanda “sacra” in Etiopia, insieme a pop corn e a pane. Alcune volte, e questo succedeva specialmente nelle zone più remote, con sabbia e sole ovunque, ci mettevano davanti delle casse di birra. Lasciamo stare il fatto che dopo la birra il caffè non ci azzecchi nulla. “I soldi per comprarsi le casse di birra però ce li hanno” viene subito da chiedersi. “Guarda un pò questi qua!”. Per di più capitava che fatto un pozzo il capo del villaggio continuasse ad avanzare richieste. Magari chiedeva un altro pozzo, una scuola più grande, insomma a fare richieste. “Beh, si presentano solo in trenta ma il coraggio di chiedere ancora non gli manca”.
Creare un nuovo giardino
La prima cosa che penso è che quando si vuole vivere esperienze di viaggio bisogna essere coscienti di dove si sta andando. E gli africani per definizione chiedono. Perchè veramente vivono in condizioni precarie e molto difficili. E poi perchè si è sempre fatto così.
Penso inoltre che noi “occidentali” abbiamo una pessima abitudine. Forse più di una ma mi soffermerò solo su una cosa. Nutriamo la tremenda aspettativa che tutto sia come ce lo immaginiamo e che veniamo prontamente eretti a salvatori della patria. E’ così o no? Come una sala giochi. Inserisci la moneta e parte lo spettacolo. Quello che ho capito è che in Africa non c’è bisogno di salvatori, c’è bisogno di giardinieri. Possiamo donare del “terriccio” che aiuti la crescita di un nuovo futuro. Terriccio che può essere sia un aiuto economico sia una buona pratica. Il giardiniere non sa come crescerà il prato, i suoi fiori, ci mette solo sudore e tanta buona volontà.
Che tipo di donatore sei? Accetti qualunque esito o preferisci chiedere il rimborso?.