Il valore del tempo in viaggio

Il valore del tempo in viaggio

A volte irrompono delle frasi nella nostra vita che ci colpiscono.
Magari le avevamo già lette o sentite senza darvi troppa attenzione e poi un giorno BAM!
C’è qualcosa che risuona in quelle poche righe.
Quando persi il lavoro e decisi di partire con un biglietto di sola andata mi imbattei in questa frase di Mark Twain:

Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.

In questa frase qualcosa parlava proprio a me, e spesso continua a farlo. All’inizio volevo solo partire.
Uscire dalle mie abitudini più consolidate, da quella “maledetta” zona di comfort!
Questa frase diventava allora un motto, uno sprone a raggiungere quella partenza che lentamente coltivavo.
Poi un bel giorno, in Sudamerica, ho capito una cosa.
Ho capito il perchè quella frase rimbombava così insistentemente nelle mie orecchie.

“Quello che cercavi Mattia non era una fuga, tu Mattia cercavi tempo” (citazioni ricomposte rubate alla mia mente).

E’ vero, cercavo il tempo per conoscere di più tutto quello che stava “là fuori”.
Modi di fare, usanze, punti di vista, tutto ciò che fosse diverso da me era il benvenuto.
Mi vedevo come nel mezzo di un grande parco con in mano il pezzo di un puzzle (lo scrivo perchè pronunciato da un romagnolo è incomprensibile). Fermavo le altre persone e chiedevo loro di completare con me un’immagine di chissà quale forma e aspetto.

C’è tempo e tempo

C’era un tempo in cui riempivo ogni secondo.
Era il tempo di non pensare ma di sperimentare.

Hobbies, lavoro, studio, relazioni, il tempo era scandito dagli incontri, punto.
I viaggi che poi ne venivano fuori erano solo la più adatta conseguenza. Quei viaggi programmati per filo e per segno, in posti pieni di persone dove l’aspettativa era il relax ma alla fine si tornava a casa più stanchi di prima.
Avevo la presunzione di portare le mie abitudini fuori dal mio quotidiano, di rilassarmi, divertirmi e fare cose epiche.
Finiva spesso che al mio ritorno in ufficio dopo appena tre giorni ero stressato, irritabile e l’esperienza passata era racchiusa solo in qualche scatto sul cellulare.

Poi c’è stato un tempo in cui volevo dare un senso a quel tempo.

E così gli impegni si facevano più selettivi, così come le frequentazioni. Tutto veniva ridimensionato ma alla mia maniera.
Ovvero alla maniera di chi il tempo lo voleva afferrare ma non ne era abituato, perchè il tempo lo aveva spesso riempito.

Finivo per sentirmi confuso.

In fin dei conti stavo rimodellando delle abitudini consolidate negli anni! Devo dire che i viaggi che ne vennero fuori erano proprio fighi!
Basta serate giuste (o meglio, meno ma belle intense), luoghi poco toccati dal turismo di massa, compagni di viaggio nuovi.
Ne ero felice.
Il mio tempo era stato stravolto.
Si muoveva sempre con la stessa cadenza ma regnava la novità.
Posti nuovi, gente nuova, mood di viaggio totalmente nuovo.
Il mio tempo durava sempre lo stesso ma aveva pulsioni differenti.
Non importava dove fossi stato, avevo scosso il souvenir di vetro e di colpo era partita la bufera di neve che mi travolgeva.

Venne il tempo di decidere

Poi arrivò un tempo in cui l’orologio si ruppe.

Non sentivo più il ticchettio delle lancette muoversi.
Iniziava un tempo che non andava più da solo.
Da un giorno all’altro avevo molto più tempo e un presente da definire.

Se pensi davvero che quel tempo sia immobile lo vivrai di conseguenza.

Magari steso sul letto mentre guardi il soffitto.
Costruendo mille elocubrazioni mentali che ti metteranno rabbia e ti toglieranno energia.
Ho deciso di sperimentare come il mio presente e il viaggio potessero da quel giorno andare di pari passo.
In questo modo ho portato l’essere me stesso dentro alle situazioni nuove che vivevo.
Non staccavo più la spina, ma proseguivo in viaggio così com’ero anche a casa.
In viaggio non si è mica sempre “giocondi”.
Anzi, spesso ci si incazza e pure parecchio!
In viaggio però si avvalora diversamente il tempo.

E quando ci si riesce si prova a leggere anche i momenti più difficili per quello che sono, un’occasione in più per conoscersi.

La cosa che ho capito è che il tempo non si può fermare, ma performare.

Facendolo nostro, modellandolo sulle nostre frequenze.

Con questo articolo non volevo parlare di me, ma l’ho fatto.
Non volevo toccare una corda a te dolente, ma l’ho fatto.
Volevo riflettere sul fatto che in ferie oppure in ufficio il tempo è lo stesso e va custodito con cura, forse ho fatto anche quello.