Il valore della comunicazione – Quanto metti in mostra ciò che vali?

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Il valore della comunicazione – Quanto metti in mostra ciò che vali?

Terminal de Buses de Cartagena de Indias – Costa caraibica della Colombia

Mi trovo a Cartagena de Indias, la cartolina per eccellenza della Colombia. Sto per lasciare quella che viene definita la “Ciudad amurallada”, ovvero racchiusa dentro una lunga cinta muraria. Che poi è solo una piccola parte. Fuori da quelle mura si estende una città enorme, composta da oltre un milione di abitanti. Ma fuori dalle mura non ci va mai nessuno! Cartagena è per tutti la città dalle mura colorate, nonchè copertina della Lonely Planet, può bastare così…

Mi trovo appunto al Terminal vi dicevo. Contratto il prezzo, compro già il biglietto, ma devo aspettare 45 minuti perchè parta il bus alla volta di Tolù. Quando si è in viaggio il tempo ha davvero tutto un altro valore. Mi metto nella sala d’attesa posta davanti un piccolo negozietto. È sistemato alla “meno peggio”. La cosa curiosa è che vende un di tutto. Soprattutto bibite, patatine e piccola oggettistica, su tutti cappellini, borse e magliette. Che poi..chi se lo compra un cappellino alla stazione dei bus, mah!.
Noto che a lato di quel gazebo, distante da dove passano le persone, è posta una teca in vetro. La mia attenzione viene rapita da ciò che vedo al suo interno. Una serie di statuette, rappresentanti qualche divinità antica. “Beh, vende un sacco di cianfrusaglie e perchè lascia quelle statuette così nascoste?” penso con insolito stupore.

Mi rendo conto di quanto valore porti con sè la comunicazione

Comunicare è sempre stato importante, oggi forse lo è ancora di più. Non penso solo alla parte commerciale sia chiaro. Non si comunica solo per vendere, si comunica anche per essere. Dove tutto è immediato, in diretta, online, finisce che emergano solo le persone più “scaltre”. Quelle cioè che sostengono il ritmo. Generalmente chi viene notato sono i cosiddetti urlatori. Quelli per intenderci che fanno qualcosa di eclatante per attirare l’attenzione. Spesso sono le persone più insicure, ma per non darlo a vedere fanno baccano. Per fortuna questi urlatori finiscono spesso per perdere rapidamente di interesse ed essere messi prontamente da parte.Intanto tu rimani lì, immobile come una statua dentro ad una teca della stazione dei bus di Cartagena.

Può andare bene così, per carità! Specialmente se parliamo di social network si può decidere di non partecipare a questa estenuante gara condivisiva. Spesso però, nella vita di tutti i giorni, si corre un rischio. Quello di non comunicare MAI. Spesso si è talmente stanchi, assuefatti, che si molla la presa. Non si comunica quello che si pensa, non si sorride, si resta nel flusso delle cose, ovvero nel proprio guscio. “Non prendo parte a quella Corrida”, pensi. Sbagliato!

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Chi non comunica non vince

Così rischiamo di uccidere un’altra volta noi stessi. Che ci piaccia o no nasciamo animali sociali, con l’istinto di essere accettati dal “branco”, ma soprattutto nasciamo con l’obbligo di vivere in relazione con altre persone. A volte accarezziamo per un attimo il desiderio di domare questa società che si trasforma così velocemente, ma finiamo per restare immobili, semplici spettatori. Forse perchè non sappiamo proprio cosa fare. Magari abbiamo tanto da dire (ma soprattutto dare) e non lo comunichiamo. Finiamo per essere come una statuetta posta dentro una teca polverosa. Magari ha valore, magari no. In ogni caso è nascosta, poco avvalorata. Sicuramente verranno comprate altre cose, fatte in serie. Chissà se verranno poi scelte perchè necessarie o perchè visibili. Allora penso: usciamo da quella teca e comunichiamo! Ognuno alla sua maniera. Ho conosciuto persone che con uno sguardo riuscivano a smuovere coscienze.

Solo non restiamo a guardare, argomentiamo il nostro essere e poi comunichiamolo. 

In che modo pensi oggi di comunicare le tue idee?

Ps: Questo esercizio di scomfort zone può creare dipendenza, leggere attentamente il foglietto illustrativo.