
28 Nov “Usciti da una routine asettica, ora siamo ubriachi di felicità” – La storia di Beauty and the East
Quella di Luca e Lea è la storia di una coppia di ragazzi che decide di uscire dal proprio quotidiano “sapendo di non sapere” molte cose. Questo viaggio li sta portando come due equilibristi a percorrere il continente verso Est ascoltando di persona storie e vivendo situazioni che prima non potevano neanche immaginare.
Benvenuti nel Mondo di Beauty and the East!
Ciao ragazzi, raccontateci un pò di voi, chi siete e da dove venite
Ciao a tutti, siamo Luca e Lea! Italiano lui, tedesca lei, ci conosciamo in Svizzera, a Zurigo, dove lavoriamo e abitiamo insieme per oltre due anni. La qualità della vita è altissima, i treni perfetti e in orario, le montagne verdeggianti e i laghi blu cobalto. Eppure, il giorno in cui il nostro contratto con l’università scade siamo già in viaggio. Tutti si chiedono perché mai decidiamo di abbandonare questa confortevole “Eldorado” col sorriso sulle labbra.
Poi un giorno avete deciso di partire per un lungo viaggio..ci spiegate in cosa consiste il vostro progetto?
Il trenta dicembre siamo a Trieste. Capodanno fra amici in una villa presa in affitto. Cena pantagruelica, fuochi d’artificio, vino (uno dei presenti lo commercia per una delle cantine più grandi d’Italia), e il due di gennaio siamo in partenza! Direzione Ljubljana, in Slovenia. Sotto un acquazzone fetente, bagnati fradici nei pressi delle pensiline malconce della stazione di Trieste, prendiamo il primo di una lunghissima serie di autobus che ci porteranno dove siamo ora: Hsipaw, in Myanmar.
Flashback
Zurigo. Interno. Serata primaverile, a un certo punto non meglio precisato del 2017. O del 1438 se chiedi a un musulmano. O dell’anno 2559 secondo i buddisti. Tutto si mescola e diventa relativo, presente e futuro si inseguono. Fissiamo la parete del soggiorno. Appesa c’è la mappa del Mondo. E’ enorme, copre tutto il muro alle spalle del tavolo della cucina. Una mappa del Mondo con l’Asia al centro. Con lo sguardo tracciamo itinerari. Spesso saliamo sul divano e facciamo scorrere l’indice sulla carta. Il viaggio è nato così. Provare a viaggiare il più a lungo possibile via mare e terra, senza mai prendere l’aereo.
Flashforward
Myanmar, oggi. Abbiamo attraversato ventitré paesi ed ora eccoci qua. Ci mancano due settimane in Thailandia, poi la Malesia e Singapore. La Svizzera è lontanissima. I suoi viali immacolati sono rimpiazzati da mercati notturni con odori, luci, sorrisi che sognavamo col dito puntato sulla mappa, ed ora ci siamo in mezzo. Polvere e sudore, mango e papaya, curry e salsa di pesce, germogli di soia, sesamo, tè, barbecue cinesi, il crepitio di un fuoco acceso su cui friggono spiedini. Abbiamo visto i gibboni dalle guance dorate cantare all’alba nella giungla vietnamita, i delfini Irrawaddy giocare nel fiume Mekong in Cambogia. Abbiamo avuto anche la possibilità di passeggiare con gli elefanti in un santuario nell’est del Laos.
Quali erano le vostre sensazioni prima di partire..è stato facile uscire dalla vostra zona di comfort?
Uscire dalla nostra zona di comfort non è stato difficile. Piuttosto, si è trattato di un’esigenza. Allontanarsi da una routine asettica, fatta di autobus sempre in orario, caffè “sciapo”, una enorme scrivania in ufficio con vista sui capannoni ex industriali, una birra a otto euro, una nuotata nel lago più pulito d’Europa. Tutto bello. Bellissimo. Quasi finto. Stile “The Truman Show”. Gli ultimi mesi a Zurigo li abbiamo passati a fantasticare un’altra vita, un ritmo nuovo, a immaginare treni sgangherati, paesaggi lunari, l’Asia Centrale, la Persia, l’Est, l’Oriente, con i piedi indolenziti e lo zaino in spalla. E nonostante avessimo fatto i sogni più vividi, la realtà ha superato le aspettative mille volte e poi mille volte ancora, e ci siamo ritrovati ubriachi di felicità, stanchi morti, con l’orizzonte stampato nelle pupille.
Quali sono i ricordi più belli che state portando con voi?
La Georgia è senza dubbio uno dei Paesi più sottovalutati che abbiamo incontrato. Cucina sublime (Il Khachapuri, chi lo ha assaggiato sa di cosa stiamo parlando!), ottimo vino, le vette altissime del Caucaso, le spiagge sul Mar Nero. Gli amici di Tbilisi ci hanno fatto scoprire una città vibrante, quasi fosse una Berlino degli anni ’90. Fatevi un favore, e andate a vedere di persona!
In Iran abbiamo conosciuto tantissime persone e condiviso con loro Nawruz, il capodanno persiano che si celebra il 21 marzo, arrampicandoci sul villaggio di Darband, sulla costa ripida del Tochal, montagna che osserva immobile la massa liquida di Teheran disfarsi ai suoi piedi. Il velo che copre il capo delle donne viene finalmente tolto quando il timore della polizia svanisce per via dell’altitudine, tante parole di libertà e sogni, scoprirsi uguali nonostante tutto, e poi un pic-nic epico con kebab, tè e narghilè, in compagnia di tanti amici su una piattaforma sospesa sul torrente che scenda a valle.
L’Asia Centrale è il sogno di ogni viaggiatore. Spazi marziani, steppe, cammelli, città leggendarie come Samarcanda. I treni kazachi ci hanno tenuto compagnia per chilometri infiniti, sempre nel vagone ristorante a fare nuove amicizie condividendo un piatto o un bicchiere. L’autostrada del Pamir è un posto di cui non possiamo confermare l’esistenza perché quando finisce ti chiedi se hai davvero visto quel che credi di aver visto. Si costeggia l’Afghanistan per centinaia di chilometri, mentre laghi alpini e villaggi si alternano a vette innevate (dai nomi tipo Karl Marx o Lenin), pastori, yak, aquile, e tende nomadi.
In Mongolia siamo arrivati giusto in tempo per la loro festa nazionale (Naadam), che si tiene a metà luglio in tutto il Paese e prevede prove nei tre sport tradizionali: corsa a cavallo, wrestling mongolo, e tiro con l’arco. Siamo stati nello stadio di Ulan Bator a vedere la parata, e quelle ore ci rimarranno scolpite nella retina a lungo. Gengis Khan in persona non avrebbe potuto organizzare uno spettacolo più impressionante!
In Cina abbiamo visitato lo Xinjiang, dove vive la minoranza musulmana degli Uiguri, perseguitata in modo spietato dal governo di Pechino. Li internano in campi di “rieducazione”, li sorvegliano, li fanno vivere nel terrore con lo scopo di sostituirli con la popolazione della maggioranza etnica degli Han. Parlare con alcuni di loro è stata un’esperienza spiazzante. L’occidente non muove un dito, gli interessi economici prevalgono e come per il Tibet, le persecuzioni continuano.
In Vietnam abbiamo bevuto il miglior caffè del mondo, in Cambogia abbiamo imparato la storia tristissima di un popolo meraviglioso, afflitto da decenni di guerre e genocidi senza perdere il sorriso. E poi la mongolfiera all’alba in Cappadocia, il traghetto per arrivare a Creta nel mezzo della tempesta, i tassisti turkmeni lanciati sulla tavola d’asfalto a velocità illegali, le immarcescibili marshrutke georgiane, l’arrampicata sulla duna più alta del deserto del Gobi, il viaggio in moto di otto giorni nelle montagne vietnamite. Decine di migliaia di chilometri con i mezzi più improbabili, ed ora eccoci qua!
In che modo possiamo seguire il vostro viaggio?
Non possiamo nemmeno cominciare a fare una lista dei luoghi, delle persone, dei paesaggi, o delle esperienze che abbiamo vissuto in questi mesi. Per quello potete dare un’occhiata su Instagram (@_beautyandtheeast) e Facebook (@beautyandtheeastpictures). Possiamo dire però che il giorno in cui torneremo a casa vorremo ripartire all’avventura, perché il Mondo è un posto pieno di sorprese. Bisogna esplorarlo con umiltà e mente aperta, sapendo di non sapere, pensandosi alla periferia e non necessariamente al centro della storia e della geografia, con le orecchie ben aperte per ascoltare quello che le persone incrociate sul cammino hanno da dirti.
Perchè fare un’esperienza di viaggio così lunga?
Perché nella tua zona di comfort non ha senso se ci rimani imprigionato dentro, ma solo se ci puoi fare ritorno tutto impolverato, con le scarpe rotte, come un equilibrista che cerca di dare un senso a un filo invisibile che attraversa i continenti!