
18 Lug Nonna russa di 90 anni viaggia per il Mondo – La storia di Babushka 1927
“Non ho più l’età” è un mantra distruttivo che sento spesso dire.
La cara Gigliola Cinquetti forse non pensava negli anni 60 di poter generare uno slogan che spesso viene già ripetuto appena superata la soglia dei 30 anni.
Probabilmente in Russia non passava all’epoca la musica italiana. Quella che vi sto per raccontare è una storia forse unica quanto stupenda. La protagonista è Lena Erkhova, una nonnina russa di 90 anni.
La signora Lena, probabilmente stanca di chiacchiere in piazzetta o delle richieste dei nipoti, ha deciso da 7 anni di coltivare la sua passione mai espressa per il viaggio.
Da quel giorno non si è più fermata. Baba Lena, questo è l’appellativo con il quale viene chiamata nel villaggio di Krasnjark nella Siberia centrale, ha deciso in barba a tutto e a tutti di uscire dalla propria zona di comfort. E pare proprio non voler più tornare indietro!
Si racconta che nei vari ostelli nei quali alloggia in giro per il Mondo, Lena diventi subito la star, perchè non vuole mai stare da sola, anzi conoscere gente e condividere buon tempo in vero stile globtrotter. Fu però in Vietnam che avvenne un incontro che portò Baba Lena alla ribalta mediatica.
Una giovane viaggiatrice russa, Ekaterina Papina, conobbe “la vecchia che viaggia” per restare ai giorni nostri, e pubblicò su Facebook una foto con lei. Beh quel post ottenne migliaia di like e fece rapidamente il giro del Mondo.
In poco tempo grazie a suo nipote, Lena ha il suo account personale. Io la seguo su Instagram, babushka_1927 è il suo nickname, e trovo molto divertente vederla in bizzarre situazioni di viaggio con altrettante persone sconosciute.
“La cosa più importante che ho imparato è che nel Mondo ci sono persone fantastiche, in tutti i Paesi. E poi non c’è nulla di cui aver paura, perché si muore una volta sola e, alla fine dei conti, un giorno moriremo comunque“, queste le parole di Baba Lena rilasciate qualche anno fa all’Independent. Questa storia può essere estrema lo so. Ma a me smuove qualcosa, e pure parecchio.
Mi torna alla mente l’incontro con Edy, un signore turco conosciuto nella città di La Paz, la capitale della Bolivia. Edy, 60 anni, ha l’aorta artificiale a seguito di un trapianto di cuore. Ma questo non frena la sua voglia di conoscere il Mondo. Camminando molto lentamente ha percorso i vicoli di La Paz insieme a me, a 5000 metri d’altezza. Con lo stesso andamento lento un anno prima era riuscito ad arrivare sino al Campo Base dell’Everest. Esempi, incontri lungo il cammino, che spesso portano messaggi. Ricordo anche l’incontro a Buenos Aires con una famiglia, composta dai 2 genitori e 3 figli, che da 5 anni gira il Mondo con un pulmino. “I nostri figli studiano online, poi il resto lo facciamo noi insieme alle meraviglie e agli incontri che ci regala questo fantastico Mondo” – mi dissero mentre i bambini giocavano in un parco. La Scomfort Zone è un confine immaginario perchè è fatto dalla qualità dei nostri pensieri. Ci si entra dentro ogni qualvolta si decide di seguire la propria coscienza, l’impulso che sentiamo arrivare da dentro, quello che spesso “ci azzecca”. Le storie di Baba Lena, Edy e la famiglia viaggiatrice sono solo esempi. Sicuramente sono esempi che risuonano per la loro particolarità, ma che forse ci faranno tornare a vivere in una maniera che spesso non gradiamo, perchè non sentiamo totalmente nostra. Beh, io vedo le storie di Lena, Edy e la familia viajera come quelle di chi ci ha provato. Entrare nella Scomfort Zone vuol dire innanzitutto questo..alzarsi e provare!