Una Nomade Digitale con il passo lento – La storia e i viaggi di Anna

Una Nomade Digitale con il passo lento – La storia e i viaggi di Anna

Anna Scirè Calabrisotto è una di quelle persone che intende il viaggio non come un momento di esotica evasione ma come una grande opportunità di scoperta. Entrando ripetutamente dentro la propria Scomfort Zone leggete le incredibili avventure che ha vissuto!

Ciao Anna, parlaci un po’ di te, chi sei (o pensi di essere) e dei tuoi viaggi

Ciao a voi! Descriversi non è mai semplicissimo ma proverò a farlo in due parole. Sono una ragazza di 33 anni, nata in Romagna, e che lavora – da non troppo tempo – come libera professionista nel mondo del marketing digitale. Amo viaggiare ma, più che la parola viaggio, preferisco affermare di essere una persona con la passione per la scoperta. Questo perché vedo il viaggio in sé per sé come uno strumento e non tanto un fine. Sono, infatti, una persona che ha sempre fatto fatica a rimanere a lungo nello stesso posto, facendo sempre le stesse cose, e irrequieta per natura. Amo valicare linee di confine, siano esse geografiche o immaginarie, e il viaggio, quello lento, a contatto con le culture, le persone, gli odori ed i cibi, è un ottimo modo per scoprire e conoscere, gli altri e se stessi. Nelle mie esplorazioni, ho viaggiato per molti mesi consecutivi. Ho viaggiato tanto per l’Asia e il Sud Est Asiatico, non ho mai disdegnato la madre Europa e, recentemente, ho viaggiato diversi mesi in Sud America. L’ultimo viaggio, di circa un anno, mi ha portata a viaggiare per tre continenti percorrendo più di 60.000 chilometri.   

Raccontaci cosa hai provato quando sei partita per la prima volta

La prima volta che sono partita per un viaggio da sola di diversi mesi avevo, onestamente, parecchia paura. Non tanto di quello che avrei trovato ma di “non essere all’altezza dell’impresa”. Ero già partita da sola per andare a vivere in Spagna ed Australia, ma si trattava di qualche cosa di diverso. Il mio primo viaggio in solitaria è stato in Nuova Zelanda, dove mi sono trattenuta qualche mese e, dopo nemmeno un paio di giorni, avevo la certezza che quella dimensione – senza scadenze e senza tempo fisso, tipica di un viaggio lungo – unita alla facoltà di essere totalmente indipendente mi riempiva di energia e gioia. Difficilmente tornerei indietro.

Viaggiare lento: perché? Come farlo avendo a disposizione qualche settimana?

Il viaggio lento è quello che mi ha fatto davvero comprendere la differenza che esiste tra il turista ed il viaggiatore. Tutti viaggiamo ma, solo una piccola percentuale di noi ha la fortuna di viaggiare scoprendo, dando più importanza alle sensazioni, ai suoni, agli odori, alle persone e – soprattutto – ai “tempi morti”, invece che ai “posti da vedere, visitare e instagrammare”. Viaggiando lentamente, avendo a disposizione mesi e mesi, ho infatti scoperto che uno dei momenti topici dei miei viaggi spesso è quello in cui non faccio proprio nulla se non sedermi ad un tavolino di un bar, ad una fermata di un bus, su di un telo da mare o su una roccia di montagna guardando l’umanità scorrere davanti a me e, magari, aspettando che qualche avventore curioso si fermi a chiacchierare con me. Chiaramente, viaggiare lentamente è un “lusso”, non tutti possono concedersi un anno sabbatico o qualche mese libero, però – anche con poche settimane a disposizione – credo sia possibile impostare l’esperienza di viaggio e di scoperta in maniera differente dal solito. Ad esempio, circoscrivendo la zona che si intende visitare, scegliendo un Paese piccolo, magari meno inflazionato, o un mezzo di trasporto, per forza di cose, lento come le proprie gambe o una bicicletta.  

Raccontaci un aneddoto di viaggio che hai particolarmente a cuore

Sono tanti gli aneddoti che porto nel cuore dei miei viaggi ma, forse, uno di quelli che più ricordo con affetto, riguarda il Cammino di Santiago, durante la prima settimana di Cammino. Dopo solo pochi chilometri, accusando fisicamente, ho dovuto decidere di fermarmi in un piccolo paesino dei Paesi Baschi e lì, in men che non si dica, per un motivo o per un altro, semplicemente parlando con la proprietaria di un bar in cui mi ero fermata a prendere un caffè, ho visto il paese movimentarsi per aiutarmi e darmi assistenza in un momento in cui, lontana da casa, con il morale a terra e fisicamente provata, avevo difficoltà a trovare una soluzione veloce al mio problema. Questo episodio mi ha fatto ricordare quanto gli sconosciuti siano sempre capaci di stupirti e, il più delle volte, in meglio.  

Quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa vuol dire per te diventare una Nomade Digitale? 

I progetti futuri abbondano! Viaggi, periodi di lunga permanenza all’estero e nuove avventure in bicicletta o su due ruote, su questo sono abbastanza un vulcano. Il progetto di diventare Nomade Digitale è quindi orientato proprio a questo mio essere “vulcanica” a livello di esplorazioni e viaggi. Da anni, sentivo la necessità di slegare la mia professione ad un luogo fisico o una routine lavorativa e quindi la scelta di essere libera professionista e nomade digitale di conseguenza è quella perfetta per una nomade nella vita (e nella professione) come me.     

Che consiglio daresti a chi vorrebbe cambiare una propria condizione ma non trova ancora il coraggio?

Chiaramente cambiare non è semplice. C’è chi nella “scomfort zone” si trova perfettamente a suo agio, persino di più che nella comfort zone, e io posso annoverarmi tra questi; e c’è chi non lo trova così semplice e ha quindi spesso paura, o meglio, timore; il che è perfettamente normale. Personalmente, i grandi cambiamenti o avventure della mia vita li ho vissuti perché ho fatto qualche piccolo “salto nel vuoto”, consapevole – il più delle volte – che non stavo esattamente seguendo la razionalità e, tutte le volte, ne sono stata felice. Ovviamente, tante volte ho anche capito che – per cambiare o dare una piccola scossa alla propria vita – non c’è sempre bisogno di fare qualche cosa di glorioso o incredibile, come girare intorno al mondo per anni con il monopattino o in mongolfiera, ma che basta fare quel piccolo passo in più per uscire dalla routine, come prendersi qualche mese di aspettativa o andare in vacanza da soli due settimane, e già sarà un successo. Forse, il consiglio che quindi mi sento di dare è di prendere le cose un po’ alla volta e, senza ansie, lasciarsi guidare dal flusso degli eventi che si creerà.

Puoi rimanere in contatto con Anna attraverso il suo Piuttostoche.blog e la sua pagina Instagram.